Arianna Pace
Me ne andrei nella roccia della Lieta
a cura di
Roberta Mansueto
Rivello (PZ), Basilicata
Condividi

Me ne andrei nella roccia della Lieta [Mə n’ànnərrìjə ‘ndà rocchə da Ljèta], che nell’uso dialettale significa “me ne andrei in un luogo di calma”, è il titolo che l’artista Arianna Pace sceglie per il suo progetto a Rivello.
La “Lieta” rimane un luogo indecifrabile, rifugio immaginario per ritrovare una pace perduta – o forse realmente esistito – al fine di allontanarsi dalla vita sociale, in natura isolata.
Eppure guardando il paesaggio rivellese, urbano-e-selvatico perdono i recinti nella loro collaborazione: non c’è selvatico senza civiltà e viceversa, anche dove l’azione umana è stata volontariamente meno gentile.
La Valle del Noce, dove Rivello e i comuni limitrofi si affacciano, è continua creazione del fiume Noce, una soggettività che muove e porta in superficie archeologie dell’umano tra ponti antichi, selva e orti abbandonati, vecchie vie del sale e rifiuti contemporanei. Qui prende sede l’opera in corten che riporta“Chjumma acutta, no passà ca ta njegha. Chjumma ca camina, passa ca nu nda njeghe” [Fiume silenzioso, non passare che anneghi. Fiume che cammina, passa che non anneghi], detto rivellese che porta all’attenzione una dialettica antica che non separava il fare umano dalla natura: aver paura di chi è silenzioso diventa la paura di un fiume prosciugato, oggi avvertimento sui cambiamenti climatici.
Alle spalle del Monastero di Sant’Antonio, il Pino domestico monumentale, il più grande della Basilicata, viene dall’artista “affermato” alterità radicata nella comunità, testimone di quasi due secoli di vita del paese.
Proprio sotto il pino, i resti di una cappella, ospitano la scultura einfühlung che, quasi a formare uno spazio absidale, invita in raccolta la lettura dei calchi della corteccia del pino, in un nuovo riposizionamento con l’albero.
Interrogare questo paesaggio assume la forma di un landscape archive che l’artista costruisce in uno spazio interno del Monastero, come display aperto di studio e analisi della sua impermanenza nel paese.

Opere esposte:
01. Arianna Pace, einfühlung, 2023, ferro, terracotta, 177 x 136 x 136 cm. Alle spalle del Monastero di Sant’Antonio, Rivello (PZ).

02. Arianna Pace, landscape archive, 2023, installazione, tecnica mista, dimensioni variabili.
Cortile Monastero di Sant’Antonio, Rivello (PZ).

Opere permanenti:
Arianna Pace, Senza titolo, 2023, scritta calligrafica, taglio laser su corten, ferro, 87 x 150 x 5 cm circa.
Contrada Verneto, Rivello (PZ)
Non facilmente accessibile a persone con disabilità.

PENSO LA “ROCCIA DELLA LIETA”, COME QUALCUNO O QUALCOSA CON IL/LA QUALE VIVIAMO UN INCONTRO AUTENTICO, DOVE È POSSIBILE SENTIRE CON IL CUORE, ASCOLTARE CON GLI OCCHI E AVERE CURA. COSÌ AGIAMO NELLA LINEA DELL’ESSENZIALE, DISVELIAMO ATTRAVERSO IL FARE, FACCIAMO MEMORIA PER RISPETTARNE L’IDENTITÀ

Arianna Pace è nata a Pesaro nel 1995, dove vive e lavora. Nel 2020 consegue il diploma di secondo livello in Pittura Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Importante per la sua formazione è stata la partecipazione nel 2018 al programma Erasmus in Belgio, dove la sua ricerca ha acquisito un respiro internazionale e portato la sua attenzione su temi legati all’ecologia. Partecipa a diverse residenze artistiche in Italia, tra cui Falía a Lozio (Valle Camonica, BS), Loam a Monte Ginezzo (Cortona, AR) e MAC (PD). Tra le mostre ricordiamo: SOPRANNATURALE | cŏrpus et anĭmus, Condominio - Red Lab Gallery (MI); Baleno, SpazioVolta (BG); Incroci, Casa Sponge (Pergola, PU); Soffermarsi, SOTTOFONDOSTUDIO (AR). È stata coinvolta nel progetto WHEREWHEREWHERE, Argimusco (ME), e Progetto Vicinanze. Tra i riconoscimenti e premi, ricordiamo la menzione speciale per la sperimentazione Surprize, Centro Arti Visive Pescheria (Pesaro, PU); Premio Nazionale delle Arti - PNA (TO); premio mostra dei finalisti Rea! Art Fair (MI); primo premio YAG/garage (PE); BigCi Environmental Awards, Australia.

È UN INTERVENTO DIFFUSO NEL BORGO CHE PRENDE LE MOSSE DA UNA RIFLESSIONE SUL PAESAGGIO LOCALE E SUL MONUMENTALE PINO DOMESTICO, IL PIÙ GRANDE DELLA BASILICATA, ABITANTE PARTECIPE ALLA VITA DEL PAESE PER QUASI DUE SECOLI

Rivello (PZ)
Basilicata

Inserito nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese, con i monti Sirino e Coccovello che fanno da corona, Rivello è immerso nella natura dove scorre il fiume Noce che nei secoli ha scavato un canyon nella roccia econta oggi circa 2.500 abitanti.
Il borgo sorge tra il VI e VIII a.C. secolo di fronte al nucleo originario risalente invece al VI secolo a.C. Occupato dai Velini e dai Longobardi nella parte alta dell'abitato e intorno all'anno Mille dai Bizantini nella parte bassa, Rivello si sviluppa nei secoli in due centri distinti con culture, usi, tradizioni e religioni diverse. Il primo praticava il culto latino nella chiesa di S. Nicola, il secondo quello greco presso la chiesa di S. Maria del Poggio. Il centro storico è un reticolato di vicoli, gradinate e piccole gallerie percorribili in cui si incontrano numerosi edifici religiosi, tra cui il Convento di S. Antonio da Padova del 1512. Feudo dei Sanseverino, dei Ravaschiero e dei Pinelli, Rivello riscatta la sua libertà nel 1719 per 55.000 ducati e "Cantare quattro di salami di ogni bontà, così come si fanno in detta terra di Rivello”. A dominare la cucina locale è infatti la soperzata, un salume di maiale dall’aroma fragrante e leggermente speziato, la pasta fatta in casa e la polenta con i termini e i ghiummariell. Di antica tradizione è l’artigianato del rame a cui si affiancava quello degli orafi e degli argentieri.

Si ringrazia: Sindaco Francesco Altieri, Assessore al Turismo Angelica Nocera, Giovanni Maurone, Rosanna Di Lascio, Maria Bifaro; Maria Carmela Palmieri e Rosalinda Ferrari; Giovanni Filizzola; Angela Masi e Luigi Martino; Giuseppe Cillis; Mauro Passeri; Proloco di Rivello; Centro Floristico Regione Marche, Pesaro; Prof. Carlo Bertani e Liceo Artistico F. Mengaroni, Pesaro; I. C. Lagonegro Sez. Rivello.